Castello descrizione

Ultima modifica 21 dicembre 2016

La prima notizia, circa l’esistenza di una struttura difensiva nel territorio di Solza, risale alle cronache di Castello Castelli e riporta un fatto d’armi, avvenuto nel 1404, che vide la rocca spettatrice di una tra le ultime fasi della faida tra le fazioni guelfa e ghibellina.

Il castello di Solza appare come un volume a pianta quadrilatera, disposto sul falsopiano che si affaccia all’alveo dell’Adda, circondato dal tessuto edilizio del borgo, ma, da questo, indipendente e isolato. Il complesso si compone dei resti di una torre e di una cinta muraria, che racchiude una corte sulla quale si aprono alcuni fabbricati.
Benché non ne rimanga in vista alcuna sua parte, il basamento a scarpa e alcuni sondaggi, eseguiti in prossimità dello spigolo sud-ovest, lasciano intendere la presenza di un fossato difensivo lungo l’intero perimetro del castello .
La cinta muraria ha mantenuto le medesime caratteristiche costruttive che presentava in origine, a eccezione del fronte ovest e di parte dei fronti nord e sud, lungo i quali è stata ridotta di altezza, in occasione della riconversione della rocca a usi abitativi e contadini.
Sulla sommità della cinta muraria, per lunghi tratti, si legge ancora oggi una teoria di merli, opera successiva al primo impianto, in parte tamponati in occasione della trasformazione del complesso in un edificio residenziale.
Si accede al castello dal lato ovest, per mezzo di una rampa inclinata, ricavata dal rinterro del sedime del fossato. Attraverso un portale in pietra squadrata, che conserva negli stipiti interni le sedi per l’alloggiamento del ponte levatoio e ai cui lati sono presenti due feritoie con spalle e architrave in blocchi di pietra arenaria, si accede alla corte interna.

 

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Lo spiazzo, disposto in leggera pendenza lungo l’asse est - ovest, era in terra battuta prima dell’intervento di recupero, mentre, ora, è pavimentato in pietra arenaria. I corpi edificati all’interno della rocca sono addossati alla parete ovest e a porzioni significative delle pareti sud e nord della cinta muraria. Sul lato sud si trova ciò che resta della torre di guardia.

Il volume della torre, a pianta quadrata, si compone di due locali sovrapposti: il primo fuori terra, rialzato di alcuni gradini rispetto alla quota della corte, il secondo, invece, quasi completamente interrato.
Il perimetro murario è di spessore analogo a quello della cinta difensiva, ma di larghezza maggiore di qualsiasi altra muratura rilevabile nel castello ed è composto da pietre squadrate e da malta di calce di ottima qualità. La costruzione è coperta da un tetto a tre falde, il cui colmo si innesta, a est, nell’unica parete della torre rimasta di un altezza simile a quella primitiva. Essa presenta, tamponata da una parete di mattoni, la porta che collegava un locale di guardia al camminamento di ronda.

L’apertura è incorniciata da conci squadrati di pietra arenaria del tutto simili a quelli della porta di accesso al piano più basso. All’interno della torre sono ancora ben visibili i caratteri tipici della struttura fortificata: l’ingresso, sottolineato da un duplice sistema di chiusura, le feritoie, molto ampie e ancora perfettamente integre, le buche pontaie, lasciate nella muratura in pietra, necessarie per alloggiare le testate delle scale di legno. Queste ultime permettevano di collegare i vari livelli di cui si componeva in origine la struttura difensiva.

 

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Alla sommità della cortina muraria, si rilevano i resti del camminamento, composto da grandi lastre di pietra posate a sbalzo: più evidenti e integre, quelle che si trovano nei due loggiati a nord e a sud della corte, conservate solo in parte, quelle disposte lungo il volume a est.
Oltre al camminamento, la sommità della cinta difensiva presenta alcune parti della corona merlata in mattoni. Questa vede l’alternarsi di elementi dotati di una piccola feritoia svasata, utilizzata probabilmente per lo scocco delle frecce con la balestra, a elementi ciechi, impiegati dagli arcieri per tirare da una posizione eretta.
Dalla torre, procedendo in senso antiorario, si trovano vari corpi di fabbrica, edificati in tempi differenti e collegati da un loggiato in legno sostenuto da pilastri di mattoni.

Un grande fienile, infine, conclude la teoria di volumi lungo la parete nord.
L’analisi stratigrafica condotta sul monumento ha evidenziato come tutti i muri interni, oltre a essere caratterizzati da spessori di ridotte dimensioni e da una tessitura muraria povera e irregolare, non sono collegati alla cinta perimetrale, ma semplicemente addossati, a testimonianza delle differenti soglie temporali delle varie fasi costruttive.

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La realizzazione, all’interno della rocca medievale, del nuovo centro culturale del comune di Solza ha avuto merito di recuperare la rocca attraverso un intervento rispettoso e compatibile.
Il castello “di” Solza ha coinciso per lunghi periodi con “Solza” stesso. Con le nuove destinazioni d’uso nelle quali è stato riconvertito, torna finalmente ad essere fulcro della vita sociale del piccolo borgo e riferimento importante per l’intera comunità dell’Isola bergamasca. L’abbandono cui è stato oggetto il monumento negli ultimi trent’anni lo avevano condotto a una soglia di degrado in alcuni casi non più reversibile.

Il progetto di recupero ha avuto inizio nel 1994, mentre i primi lavori si sono concretizzati nel 1996. A partire dal 1999, in occasione della concessione di contributi economici da parte dello Stato Italiano, della Regione Lombardia e di alcuni sponsor locali, si è, infine, potuto dare inizio a un complesso intervento che si è concluso nel mese di giugno del 2005.

L’intervento si è sviluppato secondo due percorsi. Si è affrontato, da un lato, l’aspetto conservativo, rivolto al mantenimento in essere della complessità materica del palinsesto, e, dall’altro, quello innovativo, finalizzato all’inserimento all’interno della rocca delle strutture distributive, degli impianti tecnologici e degli elementi di finitura.

Le funzioni che hanno trovato sede all’interno del castello di Solza sono state definite non solo in relazione alle necessità proprie del luogo e della collettività, ma anche alla convinzione della necessità di vivere il monumento in modo continuativo, sia durante il giorno sia durante l’anno, per restituirlo appieno quale parte integrante del territorio.

 

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